NONOSTANTE TUTTO, L’ARCOVEGGIO RIPARTE. MA SENZA PUBBLICO E SENZA SCOMMESSE

NONOSTANTE TUTTO, L’ARCOVEGGIO RIPARTE. MA SENZA PUBBLICO E SENZA SCOMMESSE

L’ippodromo di Bologna il 18 febbraio ’21 riapre. Anzi, no.

Riapre “a porte chiuse”, senza pubblico, con la sala scommesse chiusa, con la rete nazionale del gioco legale chiusa. Come ormai da un anno.

Cavalli e operatori ippici mettono in scena il loro spettacolo in una cornice surreale, nel vasto spazio dell’ippodromo, che può ospitare oltre 5.000 spettatori, vuoto, deserto.

Vuoto e deserto come gli stadi e i palazzetti, si dirà: ma non è così.

Perché la crisi del comparto ippico è precedente alla crisi economica mondiale di questo decennio, è quindi di gran lunga precedente alla drammatica crisi innescata dall’inattesa pandemia. Proprio per questo è ancor più profonda e difficile da affrontare, poiché la possibile soluzione è stata rimandata di governo in governo, di anno in anno, senza ancora essere incanalata in una strategia precisa, che faccia intravvedere la luce fuori dal tunnel.

Gli atavici ritardi del Ministero nel pagare quanto dovuto agli ippodromi per l’organizzazione delle corse come previsto dalla normativa in materia, ed a tutte le categorie che dall’ippica traggono le risorse per vivere, già da molti anni hanno compromesso l’economia di tutto il settore e le sue possibilità di finanziamento. Quale attività economica può serenamente continuare a lavorare e produrre, senza sapere quando e quanto verrà pagata?

Quale impresa può sopravvivere a lungo in una situazione di questo genere?

Si parla di 12 mesi di ritardo, per gli ippodromi, quindi di investimenti, stipendi, canoni d’affitto, imposte, spese effettuate con l’anticipo di un anno, finanziate di tasca propria per conto dello Stato!

La nostra Società continua ad organizzare le corse per consentire agli operatori ippici di lavorare, perché possa venir loro distribuito lo stanziamento a premi che il MIPAAF Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha destinato: ma lo fa senza adeguata copertura dei costi (ulteriormente incrementati per il rispetto dei protocolli COVID!), e senza pubblico, scommesse, entrate di alcun tipo. Nel 2020 sono state solo 20 le giornate disputate a singhiozzo, in presenza di pubblico, su 54 giorni di attività ( nel 2019 erano state 67 ).

Con l’ippodromo interdetto agli spettatori, ristorante e bar serrati, chiuse la sala scommesse e l’intera rete nazionale di gioco legale -il gioco on line quasi inesistente- le nostre risorse si riducono al solo contributo impianti ministeriale: troppo poco per coprire le spese per gestione e manutenzione di impianti vasti e impegnativi come quello dell’Arcoveggio.

Ma nonostante tutto, ci siamo.

Nonostante tutto, Bologna non rinuncia ad essere ancora Città del Trotto.

Non rinuncia a premiare le eccellenze del settore. Anzi, ha allargato alla condivisione del pubblico, tramite i social, i riconoscimenti ai migliori sulla pista dell’Arcoveggio: i #SocialAwards vogliono essere un omaggio a chi come noi, #nonostante tutto, crede nel proprio mestiere, in ciò che fa, in ciò che produce, in ciò che ama.

HippoGroup Cesenate S.p.A. ha persino investito, pur nella drammatica assenza di incassi di questi ultimi mesi, per migliorare i servizi agli operatori e al pubblico (che spera di poter tornare ad ospitare al più presto), sia all’Ippodromo Arcoveggio che nel Centro di allenamento Ippocampus, sito nel comune di Castel San Pietro Terme. Ha investito perché crede nel proprio lavoro e nelle proprie risorse umane, perché ha scelto di credere che per l’ippica italiana sia ancora possibile un futuro, nonostante tutto.

Ma chiediamo di poter lavorare di nuovo seriamente, di tornare a generare profitto col nostro lavoro, come richiede la sostenibilità di un qualsiasi sistema produttivo, prima ancora che lo statuto di società di capitali.

Coincidenza simbolica, proprio il 18 febbraio, giorno di “riapertura” dell’Ippodromo Arcoveggio, a Roma, si terrà una manifestazione nazionale di protesta dei lavoratori dell’intero settore del gioco legale. Lavoratori che hanno chiuso il 2020 con oltre 150 giorni di inattività e che dal 26 ottobre scorso non lavorano, non hanno notizie né prospettive sul loro futuro lavorativo. Ci auguriamo che il nuovo Governo ascolti la voce dei tanti lavoratori finora -per la politica- invisibili, solo perché operano in attività, precisa riserva dello Stato, ma ingiustamente criminalizzate, nonostante regole, autorizzazioni e controlli di uno Stato a cui va la maggior parte dei proventi!

In Romagna diciamo “Tengo botta”, ed è ciò che finora la Cesenate è riuscita a fare, per l’ippodromo di Cesena come per quello di Bologna e per Ippocampus.

Ma per quanto ancora potrà riuscire a far quadrare bilanci zavorrati dagli incredibili ritardi dello Stato nei pagamenti, dalle perduranti incertezze, dall’assenza di programmazione a medio termine, dal divieto di promozione e sponsorizzazioni, dagli aumenti incongrui di tassazione inseriti in corso d’anno da una legislazione spesso emergenziale e ingiustamente punitiva, che vede nel gioco legale come nelle scommesse ippiche solo una fonte di denaro cui poter sempre attingere per le più svariate ragioni ?

Si sente spesso vantare in questi difficilissimi giorni la resilienza di cui si è capaci in Italia.

Ecco qui un esempio. Noi siamo resilienti.

#ResilientiNonostanteTutto